IL CANTO DELLE NUVOLE 

Sebbene concepiti con un intento meteorologico, i quadretti a olio, che compongono l'atlante delle nubi del Collegio Alberoni, possono dare origine a un'emozione sonora che trova nella voce il suo naturale canale espressivo. A ogni stato meteorologico dipinto può corrispondere una sensazione o un clima musicale distinto.Ho concepito il canto delle nuvole come emozione sonora secondo il principio hic et nunc, come interpretazione che viene suscitata qui ed ora, benché trasmessa dall'animo di un artista di altri tempi.

Oltre a improvvisazioni, il canto delle nubi comprende anche citazioni di brevi frammenti dalla letteratura poetico-musicale, tutti significativi per l'atlante delle nubi e appartenenti a differenti linguaggi e tradizioni della storia della musica. L'ottantaquattresima invocazione litanica ("A fulgore et tempestate, libera nos Domine", che nel 1818 venne iscritta accanto allo stemma cardinalizio su una delle campane del Collegio) evoca la tradizione liturgica e modale, alcune citazioni di Bach ("Seufzer, Tränen, Kummer, Not") richiamano invece il linguaggio barocco, mentre il classicismo è evocato dai brevissimi estratti delle due Opere di Mozart ("sull'aria, che soave zeffiretto"; "zeffiretti lusinghieri, deh vola"). Troviamo inoltre lo stile del romanticismo con i frammenti operistici di Bellini ("senza nube e senza vel"), Catalani ("e fra le nubi d'or"), Verdi ("sul fil d'un soffio etesio"), mentre il modernismo appare in frammenti di Wagner ("Jo ho, hoe!") e di Debussy ("Mes long cheveux descendent jusqu'au seuil de la tour"). Si giunge infine al contemporaneo con la citazione di una composizione del musicista e artista visivo Daniele Lombardi (l'ultimo verso del primo canto dalla Metamorfosi di Ovidio). In quest'ultimo frammento la parola "tempi" viene scomposta in fonemi sviluppati liberamente dal compositore attraverso una notazione ideografica per voce sola, dove i colori rappresentano i ventotto stati d'animo transitori più frequenti nell'uomo.

Si tratta di una sequenza musicale associabile all'unica raffigurazione dell'atlante alberoniano delle nubi nella quale sono compresenti tutti gli stati meteorologici: il cosiddetto 'cielo caotico'.

Il canto delle nuvole è una performance artistica, musicale, ma anche visiva. Tutto il suo svolgimento è non solo ispirato ai dipinti dell'atlante alberoniano, ma strettamente sincronizzato alle raffigurazioni che lo compongono.

Come bussola orientante le immagini, le sensazioni e i suoni, ho scelto la Rosa dei venti che, partendo dall'indicazione del nord, e in senso cronologico, ordina, in sedici orientamenti, l'espressione artistica del canto.

Il dipinto dell'antico atlante che raffigura l'Angelo del Duomo, che sappiamo essere soggetto ad andamento rotatorio operato dal vento e quindi rivolto in tutte le direzioni della città, è stato pensato come cardine della Rosa dei venti e posto come immagine di apertura del canto.

Un piano richiama l'altro: il visivo è connesso al sonoro così come la meteorologia alla meteoropatia. Nondimeno della musica, il meteo è strettamente connesso allo scorrere del tempo, all'emozione, al movimento, alla liberazione dei sensi, alla vita.

In altri termini, il canto delle nuvole propone una interazione artistica tra il significato e il significante. Un moto temporale perpetuo di interscambio dimensionale tra i vari sensi.



Antico atlante delle nubi piacentino

La Rosa dei venti su nube dell'antico atlante alberoniano

Elaborazione grafica di Aleksandar Spasic

MUSICA E NUVOLE 

(concerto con Luca Schieppati piano e 

Angelo Contini trombone)

GALLERIA ALBERONI di Piacenza

Domenica 22 maggio 2016, h 22.30

"IL CANTO DELLE NUVOLE", performance musicale per sola voce e campana, da me composta e interamente ispirata alle 19 vedute dell'ANTICO ATLANTE DELLE NUBI custodito al COLLEGIO ALBERONI DI PIACENZA, dipinto da un anonimo artista del XIX secolo. 

Il Canto delle Nuvole si articola in un andamento canoro sopra una specie di canovaccio visivo che costituisce la presentazione video delle diciannove tavole dell'antico atlante delle nubi e dura complessivamente dicianove minuti. La presentazione delle immagini delle tavole segue l'ordine del cerchio della Rosa dei venti, i punti di vista dell'artista nei suoi dipinti, in riferimento ai quattro punti cardinali della città di Piacenza. La introduzione in scena e l'utilizzo di uno strumento idiofono come è la campana, nella interpretazione di alcune tavole dell'atlante, deriva da una mia scelta filologica, che si riferisce all'antica usanza di suonare le campane a distesa alle prime avvisaglie dei temporali. All'interno del Collegio Alberoni è presente una campana in bronzo e rame che risale all'anno 1818 e che è intonata sulla nota di Do3 (il cosiddetto Do centrale). Al momento della fusione della campana, oltre allo stemma cardinalizio alberato, non a caso si approntò un calco contenente il filatterio che riporta una delle preci litaniche in lingua latina (ottantaquattresima invocazione litanica: "a fulgore et tempestate libera nos Domine"). Quest'invocazione, che inizia proprio con un Do proteso nelle prime quattro sillabe, afferisce chiaramente ai fenomeni atmosferici e meteorologici.

                       Immagine di Roberto Ponti

THE SONG OF THE CLOUDS is a musical performance for solo voice and bell composed by Ana Spasic. It is fully inspired by the 19 views of an ancient ATLAS OF CLOUDS guarded at COLLEGIO ALBERONI OF PIACENZA which was painted by an anonymous Italian artist of the nineteenth century.

(This is an 18th Century seminary, named Collegio Alberoni, which is still in use.)

The Song of the Clouds

is a sung interpretation of the 19th century Clouds Atlas consisting of a video presentation of nineteen oil paintings which lasts nineteen minutes. The presentation of the oil paintings follows the circle of the Rose of Winds and the point of view of the artist, referring to the four cardinal points from the city of Piacenza. The introduction on the stage and the use of an ideophone instrument like the bell, in my interpretation of some of the atlas boards, results from my philological research, which refers to the ancient custom of pealing the bells at the coming of storms. Inside the Collegio Alberoni there is a bronze and copper bell that dates back to 1818 and which is tuned to the note C3. The bell displays a casting of the tree-lined cardinal's coat of arms, and the amulet that shows one of the litanies in Latin (the 84th invocation litany:" A fulgore et tempestate, libera nos Domine", which means "From the lightning and tempest, deliver us, O Lord"). This invocation, which begins with a C note stretched over the first four syllables, is clearly pertinent to atmospheric and meteorological phenomena.